giovedì 26 luglio 2012

LA LONTANANZA SAI...

CARRIE: Spesso ci si chiede che senso dare alla lontananza o meglio come vivere la lontananza. Ad esempio: le relazioni a distanza funzionano? Oppure, si può essere un buon genitore anche se non si vive con i propri figli? E ancora, decidendo di tenere lontano un amore lo si riavvicina a noi? E infine, allontanandosi dalle persone care le perdiamo? Queste domande potrebbero aprire milioni di pareri e opinioni differenti a seconda delle esperienze vissute da ognuno, ma credo di poter suggerire alcuni spunti di rilessione che non vogliono per nulla sembrare spudorate sentenze.
Ci si trova a vivere momenti in cui si pensa che sia invevitabile allontanarsi, per motivi professionali, per lenire divergenze caratteriali, per non soffrire ancora, per far star meglio chi amiamo....ma forse non è sempre così. Esistono due tipologie di lontananza: quella scelta e quella imposta.
La lontananza SCELTA caratterizza ad esempio la fine di un'amore; essa però se ci si pensa bene, è solo effimera e fugace; si sceglie volontariamente di imporsi il dolore perchè si pensa sia l'unica soluzione concreta e generalmente dettata dall'istinto; si sceglie questa strada quando si vivono situazioni problematiche che ci stanno esasperando e allora si arriva anche ad attraversare il pianeta o ci si sposta solo di qualche chilometro, falsamente convinti che gli strazianti pensieri e i legami ottusi con questi problemi ci abbandonino. Ma solitamente avviene l'esatto contrario, i garbugli  che abbiamo in testa diventano un'ombra costante dietro di noi, sono una viva ed eccentrica costante accanto a noi, sembra quasi che, questi algoritmi feroci che ci attanagliano la mente, siano ancora più presenti, ma...c'è un ma...si tende a non affrontarli o meglio non ci si confronta, perchè si è scelta la distanza, perchè si pensa di commettere errori ancora maggiori, perchè si è troppo orgogliosi per tornare sui propri passi. E allora ci si logora nel dolore e nella sofferenza più estrema, decisi e convinti che il tempo sia l'antibiotico migliore e che, come da un semplice raffreddore di stagione, si guarirà.
Esiste poi la lontananza IMPOSTA che ad esempio contraddistingue le scelte lavorative e qui tutto diventa più razionale perchè si è certi che nulla cambierà, perchè non si lascia per motivi di cuore, ma per prospettive di crescita o per garantire sicurezza. Ma anche in questo caso il cuore cede e non riesce a rimanere estraneo e si interfaccia con la ragione in una lotta estenuante; subentra quindi  la mancanza, le abitudini, le certezze che si sono lasciate per l'ignoto e soprattutto per il dubbio. Il dubbio che qualcosa cambi, che l'assenza diventi estenuante e che non si sopravviva alla solitudine. Certo è che se il sentimento, sia esso d'amore o di amicizia è solido e forte nulla riuscirà a scalfirlo e potrà quindi sopportare le distanze inavvicinabili dello spazio e del tempo.
La lontananza non ha un modo corretto per essere vissuta, non esiste un modus operandi per gestirla o sceglierla, la lontananza scelta o imposta , provoca dentro di noi vari scombussolamenti che ci cambiano e che aprono la porta a dilemmi esistenziali che possono essere: molto positivi che quindi ci gratificano e ci rendono ancora più forti o molto negativi, che ci trasformano e ci distruggono.....l'importante è non farsi condizionare da chi l'ha già vissuta o da chi si ritiene custode delle maggiori esperienze di vita. La lontananza va vissuta con una parte integrante di consapevolezza e una giusta dose di impulsività...e come in una grande shaker quello che si presenterà sarà solo ciò che il destino aveva in serbo per noi....

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